Ciao a tutti, come state?
Mi sono accorta solo oggi che lo scorso lunedì non è uscito il post ahaha
Va beh, sono così stanca che nemmeno sono più sicura di cosa pubblico e cosa no. Il post che quindi doveva uscire lunedì scorso uscirà oggi. E parliamo del significato di “Ganesha”, un tatuaggio che ultimante vedo sempre di più.
Per quanto invece riguarda la lettura, finalmente domani pubblicherò una nuova recensione, dato che sono riuscita a finire un fantastico libro. Purtroppo con gli esami non sono molto costante con la lettura. Il mio problema è che quando inizio un libro devo sempre sapere come va a finire, questa voglia di sapere mi porta a mettere prima la lettura del libro allo studio. Per questo leggo veramente pochissimo, lo faccio per non avere “distrazioni”. C’è qualcuno come me o voi riuscite a gestire bene il vostro tempo?
GANESHA (o Ganesh)
si è guadagnato una vastissima popolarità, soprattutto nell’ultimo secolo e specie in Occidente. Si tratta del dio indù che ha la testa di elefante e viene viene venerato come colui che rimuove ogni ostacolo. A questo scopo, non si può immaginare un animale più adatto, anche se, risalendo al mito della sua genesi, la sua natura venne determinata quasi per caso. Era stato il padre Shiva, infatti - cercando di porre rimedio a un suo terribile sbaglio - a riportare in vita il corpo del figlio, ponendogli sul collo la testa di un elefante che in quel momento gli stava passando accanto.
Come succede per tutte le immagini dell’arte indù o buddhista, anche Ganesha è una figura che trabocca simbolismo da ogni parte.
Il numero delle mani di cui dispone può variare da un’immagine all’altra, sebbene tipicamente siano 4: la prima raffigurata in posizione di protezione e rassicurazione; la seconda con desco di cibi prelibati e gustosi, a simboleggiare la dolcezza del sé realizzato; la terza mentre stringe un pungolo per elefante con il quale mantenere l’uomo lungo la giusta dirittura morale e, infine, la quarta con un nodo scorsoi, un cappio, emblema della schiavitù che l’umanità patisce nei confronti dei desideri e delle ansietà del mondo. La sua manifesta obesità - in altre parole, la la pancia ridondante - raffigura la generosità della Natura, ma vuole anche suggerire il concetto che è Ganesha a cancellare, a spazzare via i dispiaceri e che è sempre lui a proteggere il mondo.
di norma, i tatuaggi di questa divinità risultano sempre ricchi di particolari e assai articolati, né più né meno di come egli viene rappresentato nella sacra arte religiosa (dipinti e statue), sebbene - per quanto di rado - possa essere tatuato senza troppi orpelli e semplicemente in bianco e nero.
estratto preso da Terisa Green;Greg James. "L'arte del tatuaggio”
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